Piazza Pisacane, la statua di Garibaldi
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Piazza Pisacane, la statua di Garibaldi
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Sono nata in viale Roma, nel quartiere del Monte nel 1956. Nona di dieci figli.
Mi sono sempre spostata a piedi tra casa mia, le Conserve, la chiesa dei frati e questa piazza, che da sempre noi di Cesenatico chiamiamo la piazza di Garibaldi, anche se sappiamo benissimo che in realtà è intitolata a Carlo Pisacane.
Se voltate le spalle alla statua e guardate al di là del canale, vedete quel palazzo giallo, che da bambina mi sembrava grandissimo. Quello un tempo era l’ospedale di Cesenatico, e lì mio padre lavorava come custode. Era lui a decidere chi poteva entrare e chi no, in base all’urgenza, perché era così in confidenza con i suoi concittadini da conoscerne le condizioni di salute, uno ad uno.
All’asilo andavo dalle suore in Via Mazzini, oltre il teatro, sempre dall’altro lato del canale.
Il tragitto per arrivarci da casa mia era breve, ma attraversare il canale significava trovarsi in un altro quartiere, diverso dal mio: dal Monte passavo alla Valona. Così, i primi giorni fuggivo e tornavo a casa di nascosto, ma col cestino vuoto, perché la merenda l’avevo mangiata strada facendo.
Sulla via di casa, vedevo lui.
Il suo sguardo non mi lascia mai. Ancora oggi, quando passo di qui, da sola o in compagnia, lo guardo salutandolo in silenzio.
Questa è stata una delle prime statue in Italia dedicate a Garibaldi. Era il 1884.
L’artista che doveva realizzarla voleva un anticipo per comprare il marmo di Carrara e la città riuscì a trovare i soldi per pagarlo.
A Garibaldi, la prima domenica di agosto, è dedicata una festa molto sentita a Cesenatico.
Quando la data si avvicina l’eccitazione cresce e le voci si rincorrono: “Oh, è Garibaldi domenica!”
Quando ero bambina era mio babbo a portarmi a spasso in bicicletta con la mia sorellina. Non ho tanti ricordi di me con la mamma, però la ricordo bene alla festa di Garibaldi. Si toglieva il grembiule, si metteva il vestito bello, si pettinava davanti allo specchio e si usciva tutti insieme: a questa festa così importante veniva anche lei!
La mattina c’era il corteo con la banda e tutti i rappresentanti delle istituzioni che partivano dal Comune per poggiare davanti alla statua una corona di fiori.
Si proseguiva per il canale, dove, davanti alla casa che ospitò Anita malata, se ne deponeva un’altra, per salire poi sulle motonavi e sulle barche storiche, e uscire in mare dove veniva gettata l’ultima corona.
Alla sera la città era illuminata dai fuochi d’artificio.
La piazza Andrea Costa, quella dove c’è il grattacielo, si riempiva di gente, mille colori e botti! Ricordo che c’erano delle girandole di luci bellissime, e l’ultima che si accendeva aveva la forma di Garibaldi a cavallo.
Io ero una piccola spettatrice con gli occhi e la bocca spalancati per la grande meraviglia.
Poi, da adulta, lavorando per il Comune, ho incominciato a organizzare io la festa e a salire sulla barca con la corona che doveva essere gettata in mare. Una delle cose più simpatiche che ricordo era l’arrivo dei Garibaldini in pullman. Erano loro ad aprire il corteo, e dietro camminavamo noi cittadini.
Sembravano tanti condottieri, fieri e orgogliosi di sfilare per il nostro paese.
La festa di Garibaldi è anche il Palio della Cuccagna, che si svolge sulla sponda di ponente del porto canale. Ne fanno uno anche a luglio per i turisti, ma per noi è più importante quello di agosto, perché gareggiano tutti i quartieri di Cesenatico, anche quelli dell’entroterra.
Dopo una sfilata per il centro storico in cui sventolano con fierezza le proprie bandiere, le squadre di Bagnarola, Borella, Boschetto, Cannucceto, Il Monte, Ponente, Sala, Valona e Villalta si contendono la conquista dei polli e dei salami appesi in cima a un palo di legno. Veri un tempo, ma dagli anni novanta rigorosamente di plastica!
Il palo, lungo 14 metri, è posizionato in obliquo sullo squero in modo da sporgere in gran parte sull’acqua, ed è ricoperto di grasso in abbondanza per rendere ancora più difficile la sua scalata.
Le due sponde del canale dove si svolge la gara sono gremite non solo di tifosi concittadini, ma anche di tanti turisti italiani e stranieri.
Ogni partecipante, incitato dalla folla, ha il suo stile di scalata: c’è chi sale in punta di piedi utilizzando le unghie come appiglio, chi ci prova con una bicicletta, chi corre e prima di cadere porta via con le mani grossi quantitativi di grasso rendendo più facile la salita a chi verrà dopo di lui, anche se di un’altra squadra.
Tanta competizione ma anche tanta complicità fra i contendenti! E quante cadute in acqua, seguite da grandi risate non appena si vede riaffiorare la testa, prima che uno di loro riesca ad aggrapparsi alla corona con i polli e i salami, e vincere il grande trofeo che l’anno dopo sarà rimessa in palio, ma con su scritto il nome del quartiere vincitore.
Alla prossima, Garibaldi!
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Sono nata in viale Roma, nel quartiere del Monte nel 1956. Nona di dieci figli.
Mi sono sempre spostata a piedi tra casa mia, le Conserve, la chiesa dei frati e questa piazza, che da sempre noi di Cesenatico chiamiamo la piazza di Garibaldi, anche se sappiamo benissimo che in realtà è intitolata a Carlo Pisacane.
Se voltate le spalle alla statua e guardate al di là del canale, vedete quel palazzo giallo, che da bambina mi sembrava grandissimo. Quello un tempo era l’ospedale di Cesenatico, e lì mio padre lavorava come custode. Era lui a decidere chi poteva entrare e chi no, in base all’urgenza, perché era così in confidenza con i suoi concittadini da conoscerne le condizioni di salute, uno ad uno.
All’asilo andavo dalle suore in Via Mazzini, oltre il teatro, sempre dall’altro lato del canale.
Il tragitto per arrivarci da casa mia era breve, ma attraversare il canale significava trovarsi in un altro quartiere, diverso dal mio: dal Monte passavo alla Valona. Così, i primi giorni fuggivo e tornavo a casa di nascosto, ma col cestino vuoto, perché la merenda l’avevo mangiata strada facendo.
Sulla via di casa, vedevo lui.
Il suo sguardo non mi lascia mai. Ancora oggi, quando passo di qui, da sola o in compagnia, lo guardo salutandolo in silenzio.
Questa è stata una delle prime statue in Italia dedicate a Garibaldi. Era il 1884.
L’artista che doveva realizzarla voleva un anticipo per comprare il marmo di Carrara e la città riuscì a trovare i soldi per pagarlo.
A Garibaldi, la prima domenica di agosto, è dedicata una festa molto sentita a Cesenatico.
Quando la data si avvicina l’eccitazione cresce e le voci si rincorrono: “Oh, è Garibaldi domenica!”
Quando ero bambina era mio babbo a portarmi a spasso in bicicletta con la mia sorellina. Non ho tanti ricordi di me con la mamma, però la ricordo bene alla festa di Garibaldi. Si toglieva il grembiule, si metteva il vestito bello, si pettinava davanti allo specchio e si usciva tutti insieme: a questa festa così importante veniva anche lei!
La mattina c’era il corteo con la banda e tutti i rappresentanti delle istituzioni che partivano dal Comune per poggiare davanti alla statua una corona di fiori.
Si proseguiva per il canale, dove, davanti alla casa che ospitò Anita malata, se ne deponeva un’altra, per salire poi sulle motonavi e sulle barche storiche, e uscire in mare dove veniva gettata l’ultima corona.
Alla sera la città era illuminata dai fuochi d’artificio.
La piazza Andrea Costa, quella dove c’è il grattacielo, si riempiva di gente, mille colori e botti! Ricordo che c’erano delle girandole di luci bellissime, e l’ultima che si accendeva aveva la forma di Garibaldi a cavallo.
Io ero una piccola spettatrice con gli occhi e la bocca spalancati per la grande meraviglia.
Poi, da adulta, lavorando per il Comune, ho incominciato a organizzare io la festa e a salire sulla barca con la corona che doveva essere gettata in mare. Una delle cose più simpatiche che ricordo era l’arrivo dei Garibaldini in pullman. Erano loro ad aprire il corteo, e dietro camminavamo noi cittadini.
Sembravano tanti condottieri, fieri e orgogliosi di sfilare per il nostro paese.
La festa di Garibaldi è anche il Palio della Cuccagna, che si svolge sulla sponda di ponente del porto canale. Ne fanno uno anche a luglio per i turisti, ma per noi è più importante quello di agosto, perché gareggiano tutti i quartieri di Cesenatico, anche quelli dell’entroterra.
Dopo una sfilata per il centro storico in cui sventolano con fierezza le proprie bandiere, le squadre di Bagnarola, Borella, Boschetto, Cannucceto, Il Monte, Ponente, Sala, Valona e Villalta si contendono la conquista dei polli e dei salami appesi in cima a un palo di legno. Veri un tempo, ma dagli anni novanta rigorosamente di plastica!
Il palo, lungo 14 metri, è posizionato in obliquo sullo squero in modo da sporgere in gran parte sull’acqua, ed è ricoperto di grasso in abbondanza per rendere ancora più difficile la sua scalata.
Le due sponde del canale dove si svolge la gara sono gremite non solo di tifosi concittadini, ma anche di tanti turisti italiani e stranieri.
Ogni partecipante, incitato dalla folla, ha il suo stile di scalata: c’è chi sale in punta di piedi utilizzando le unghie come appiglio, chi ci prova con una bicicletta, chi corre e prima di cadere porta via con le mani grossi quantitativi di grasso rendendo più facile la salita a chi verrà dopo di lui, anche se di un’altra squadra.
Tanta competizione ma anche tanta complicità fra i contendenti! E quante cadute in acqua, seguite da grandi risate non appena si vede riaffiorare la testa, prima che uno di loro riesca ad aggrapparsi alla corona con i polli e i salami, e vincere il grande trofeo che l’anno dopo sarà rimessa in palio, ma con su scritto il nome del quartiere vincitore.
Alla prossima, Garibaldi!
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Sono nata in viale Roma, nel quartiere del Monte nel 1956. Nona di dieci figli.
Mi sono sempre spostata a piedi tra casa mia, le Conserve, la chiesa dei frati e questa piazza, che da sempre noi di Cesenatico chiamiamo la piazza di Garibaldi, anche se sappiamo benissimo che in realtà è intitolata a Carlo Pisacane.
Se voltate le spalle alla statua e guardate al di là del canale, vedete quel palazzo giallo, che da bambina mi sembrava grandissimo. Quello un tempo era l’ospedale di Cesenatico, e lì mio padre lavorava come custode. Era lui a decidere chi poteva entrare e chi no, in base all’urgenza, perché era così in confidenza con i suoi concittadini da conoscerne le condizioni di salute, uno ad uno.
All’asilo andavo dalle suore in Via Mazzini, oltre il teatro, sempre dall’altro lato del canale.
Il tragitto per arrivarci da casa mia era breve, ma attraversare il canale significava trovarsi in un altro quartiere, diverso dal mio: dal Monte passavo alla Valona. Così, i primi giorni fuggivo e tornavo a casa di nascosto, ma col cestino vuoto, perché la merenda l’avevo mangiata strada facendo.
Sulla via di casa, vedevo lui.
Il suo sguardo non mi lascia mai. Ancora oggi, quando passo di qui, da sola o in compagnia, lo guardo salutandolo in silenzio.
Questa è stata una delle prime statue in Italia dedicate a Garibaldi. Era il 1884.
L’artista che doveva realizzarla voleva un anticipo per comprare il marmo di Carrara e la città riuscì a trovare i soldi per pagarlo.
A Garibaldi, la prima domenica di agosto, è dedicata una festa molto sentita a Cesenatico.
Quando la data si avvicina l’eccitazione cresce e le voci si rincorrono: “Oh, è Garibaldi domenica!”
Quando ero bambina era mio babbo a portarmi a spasso in bicicletta con la mia sorellina. Non ho tanti ricordi di me con la mamma, però la ricordo bene alla festa di Garibaldi. Si toglieva il grembiule, si metteva il vestito bello, si pettinava davanti allo specchio e si usciva tutti insieme: a questa festa così importante veniva anche lei!
La mattina c’era il corteo con la banda e tutti i rappresentanti delle istituzioni che partivano dal Comune per poggiare davanti alla statua una corona di fiori.
Si proseguiva per il canale, dove, davanti alla casa che ospitò Anita malata, se ne deponeva un’altra, per salire poi sulle motonavi e sulle barche storiche, e uscire in mare dove veniva gettata l’ultima corona.
Alla sera la città era illuminata dai fuochi d’artificio.
La piazza Andrea Costa, quella dove c’è il grattacielo, si riempiva di gente, mille colori e botti! Ricordo che c’erano delle girandole di luci bellissime, e l’ultima che si accendeva aveva la forma di Garibaldi a cavallo.
Io ero una piccola spettatrice con gli occhi e la bocca spalancati per la grande meraviglia.
Poi, da adulta, lavorando per il Comune, ho incominciato a organizzare io la festa e a salire sulla barca con la corona che doveva essere gettata in mare. Una delle cose più simpatiche che ricordo era l’arrivo dei Garibaldini in pullman. Erano loro ad aprire il corteo, e dietro camminavamo noi cittadini.
Sembravano tanti condottieri, fieri e orgogliosi di sfilare per il nostro paese.
La festa di Garibaldi è anche il Palio della Cuccagna, che si svolge sulla sponda di ponente del porto canale. Ne fanno uno anche a luglio per i turisti, ma per noi è più importante quello di agosto, perché gareggiano tutti i quartieri di Cesenatico, anche quelli dell’entroterra.
Dopo una sfilata per il centro storico in cui sventolano con fierezza le proprie bandiere, le squadre di Bagnarola, Borella, Boschetto, Cannucceto, Il Monte, Ponente, Sala, Valona e Villalta si contendono la conquista dei polli e dei salami appesi in cima a un palo di legno. Veri un tempo, ma dagli anni novanta rigorosamente di plastica!
Il palo, lungo 14 metri, è posizionato in obliquo sullo squero in modo da sporgere in gran parte sull’acqua, ed è ricoperto di grasso in abbondanza per rendere ancora più difficile la sua scalata.
Le due sponde del canale dove si svolge la gara sono gremite non solo di tifosi concittadini, ma anche di tanti turisti italiani e stranieri.
Ogni partecipante, incitato dalla folla, ha il suo stile di scalata: c’è chi sale in punta di piedi utilizzando le unghie come appiglio, chi ci prova con una bicicletta, chi corre e prima di cadere porta via con le mani grossi quantitativi di grasso rendendo più facile la salita a chi verrà dopo di lui, anche se di un’altra squadra.
Tanta competizione ma anche tanta complicità fra i contendenti! E quante cadute in acqua, seguite da grandi risate non appena si vede riaffiorare la testa, prima che uno di loro riesca ad aggrapparsi alla corona con i polli e i salami, e vincere il grande trofeo che l’anno dopo sarà rimessa in palio, ma con su scritto il nome del quartiere vincitore.
Alla prossima, Garibaldi!