Chiesa di San Giacomo

Cesenatico

Da venticinque anni una parte importante della mia vita ruota intorno alla settecentesca chiesa di San Giacomo. Le sue porte restano aperte fino a tarda sera creando un legame continuo, di protezione, fra lo spazio interno e la città, a partire dalla statua della Madonna, in terracotta dipinta, posta sulla facciata in segno di ringraziamento. […]

Cesenatico

Chiesa di San Giacomo

Da venticinque anni una parte importante della mia vita ruota intorno alla settecentesca chiesa di San Giacomo. Le sue porte restano aperte fino a tarda sera creando un legame continuo, di protezione, fra lo spazio interno e la città, a partire dalla statua della Madonna, in terracotta dipinta, posta sulla facciata in segno di ringraziamento. […]

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Chiesa di San Giacomo

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Da venticinque anni una parte importante della mia vita ruota intorno alla settecentesca chiesa di San Giacomo. Le sue porte restano aperte fino a tarda sera creando un legame continuo, di protezione, fra lo spazio interno e la città, a partire dalla statua della Madonna, in terracotta dipinta, posta sulla facciata in segno di ringraziamento. Il forte terremoto del 1875, infatti, non fece nessuna vittima fra la popolazione: distrusse gran parte delle case, ma rimase in piedi il muro della Torre Civica che custodiva la statua, che, da quel momento, porta l’iscrizione Ave Salus Populi.

Entriamo in chiesa e troviamo nel secondo altare a sinistra un’altra statua di Maria, che ha un significato particolare per la nostra comunità, perché ogni anno viene portata in mare con una grande processione il 15 agosto, giorno dell’Assunta. Alle 8 del mattino si celebra la Santa Messa. La luce a quell’ora è già incredibile. La statua, accompagnata da un quintetto di ottoni, viene portata a braccia fino a piazza Ciceruacchio, davanti alla biblioteca, poi posta su una barca che percorre il canale fino al mare aperto. Il sole è ormai alto nel cielo e la luce scintilla sulla superficie dell’acqua. La gente di Cesenatico sale sulle motonavi, sulle barche, persino sui pedalò per seguire la statua della Madonna.
All’uscita del canale il rumore della processione e, soprattutto, la musica degli ottoni, richiamano i bagnanti che accorrono dai due lati, anche solo per fare un segno di croce. La statua sulla barca principale è portata in corteo, poi, fa sosta di fronte ai litorali di ponente e levante, dove avviene la benedizione del mare e il lancio di una corona in memoria dei caduti.

Immaginatevi ora la chiesa avvolta dal freddo dell’inverno, alla fine della Messa di Mezzanotte di Natale. Usciamo dalla chiesa accompagnati dai canti del nostro coro. Il canale risplende delle luci del presepe ospitato a bordo delle imbarcazioni storiche. È realizzato con gli stessi materiali con cui sono costruite le barche e decorate le vele: legno, cera, reti e tela. Accanto alla Sacra Famiglia troviamo i personaggi tipici di un borgo di pescatori, affaccendati nei diversi mestieri. Alla vista manca solo il Bambin Gesù ricoperto da un velo che viene sollevato dal parroco e dal sindaco. Alla fine della cerimonia, c’è tempo per un brindisi e lo scambio degli auguri.

Passano solo due settimane e a Cesenatico è il tempo dei Pasquaroli. Il nome di questi cantori in abiti tradizionali non ci deve trarre in inganno: arrivano nel giorno dell’Epifania dai borghi dell’entroterra, dove sono andati di casa in casa a cantare la Pasquella in cambio di cibo e vino. Ce n’è un gruppo anche nella nostra parrocchia.
E’ una tradizione di fine festività e augurio per l’anno nuovo, la cui prima importante festa è la Pasqua.

Tante sono le vicende sia familiari che collettive cui questa chiesa ha assistito nel corso del tempo, scandite dal suono delle sue campane, distrutte verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi fecero saltare il campanile, come molti altri della zona, per non farsi avvistare mentre fuggivano. La comunità di Cesenatico lo ricostruì e le campane furono donate perché è proprio dal loro suono che ogni volta questa comunità riparte.

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Da venticinque anni una parte importante della mia vita ruota intorno alla settecentesca chiesa di San Giacomo. Le sue porte restano aperte fino a tarda sera creando un legame continuo, di protezione, fra lo spazio interno e la città, a partire dalla statua della Madonna, in terracotta dipinta, posta sulla facciata in segno di ringraziamento. Il forte terremoto del 1875, infatti, non fece nessuna vittima fra la popolazione: distrusse gran parte delle case, ma rimase in piedi il muro della Torre Civica che custodiva la statua, che, da quel momento, porta l’iscrizione Ave Salus Populi.

Entriamo in chiesa e troviamo nel secondo altare a sinistra un’altra statua di Maria, che ha un significato particolare per la nostra comunità, perché ogni anno viene portata in mare con una grande processione il 15 agosto, giorno dell’Assunta. Alle 8 del mattino si celebra la Santa Messa. La luce a quell’ora è già incredibile. La statua, accompagnata da un quintetto di ottoni, viene portata a braccia fino a piazza Ciceruacchio, davanti alla biblioteca, poi posta su una barca che percorre il canale fino al mare aperto. Il sole è ormai alto nel cielo e la luce scintilla sulla superficie dell’acqua. La gente di Cesenatico sale sulle motonavi, sulle barche, persino sui pedalò per seguire la statua della Madonna.
All’uscita del canale il rumore della processione e, soprattutto, la musica degli ottoni, richiamano i bagnanti che accorrono dai due lati, anche solo per fare un segno di croce. La statua sulla barca principale è portata in corteo, poi, fa sosta di fronte ai litorali di ponente e levante, dove avviene la benedizione del mare e il lancio di una corona in memoria dei caduti.

Immaginatevi ora la chiesa avvolta dal freddo dell’inverno, alla fine della Messa di Mezzanotte di Natale. Usciamo dalla chiesa accompagnati dai canti del nostro coro. Il canale risplende delle luci del presepe ospitato a bordo delle imbarcazioni storiche. È realizzato con gli stessi materiali con cui sono costruite le barche e decorate le vele: legno, cera, reti e tela. Accanto alla Sacra Famiglia troviamo i personaggi tipici di un borgo di pescatori, affaccendati nei diversi mestieri. Alla vista manca solo il Bambin Gesù ricoperto da un velo che viene sollevato dal parroco e dal sindaco. Alla fine della cerimonia, c’è tempo per un brindisi e lo scambio degli auguri.

Passano solo due settimane e a Cesenatico è il tempo dei Pasquaroli. Il nome di questi cantori in abiti tradizionali non ci deve trarre in inganno: arrivano nel giorno dell’Epifania dai borghi dell’entroterra, dove sono andati di casa in casa a cantare la Pasquella in cambio di cibo e vino. Ce n’è un gruppo anche nella nostra parrocchia.
E’ una tradizione di fine festività e augurio per l’anno nuovo, la cui prima importante festa è la Pasqua.

Tante sono le vicende sia familiari che collettive cui questa chiesa ha assistito nel corso del tempo, scandite dal suono delle sue campane, distrutte verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi fecero saltare il campanile, come molti altri della zona, per non farsi avvistare mentre fuggivano. La comunità di Cesenatico lo ricostruì e le campane furono donate perché è proprio dal loro suono che ogni volta questa comunità riparte.

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Da venticinque anni una parte importante della mia vita ruota intorno alla settecentesca chiesa di San Giacomo. Le sue porte restano aperte fino a tarda sera creando un legame continuo, di protezione, fra lo spazio interno e la città, a partire dalla statua della Madonna, in terracotta dipinta, posta sulla facciata in segno di ringraziamento. Il forte terremoto del 1875, infatti, non fece nessuna vittima fra la popolazione: distrusse gran parte delle case, ma rimase in piedi il muro della Torre Civica che custodiva la statua, che, da quel momento, porta l’iscrizione Ave Salus Populi.

Entriamo in chiesa e troviamo nel secondo altare a sinistra un’altra statua di Maria, che ha un significato particolare per la nostra comunità, perché ogni anno viene portata in mare con una grande processione il 15 agosto, giorno dell’Assunta. Alle 8 del mattino si celebra la Santa Messa. La luce a quell’ora è già incredibile. La statua, accompagnata da un quintetto di ottoni, viene portata a braccia fino a piazza Ciceruacchio, davanti alla biblioteca, poi posta su una barca che percorre il canale fino al mare aperto. Il sole è ormai alto nel cielo e la luce scintilla sulla superficie dell’acqua. La gente di Cesenatico sale sulle motonavi, sulle barche, persino sui pedalò per seguire la statua della Madonna.
All’uscita del canale il rumore della processione e, soprattutto, la musica degli ottoni, richiamano i bagnanti che accorrono dai due lati, anche solo per fare un segno di croce. La statua sulla barca principale è portata in corteo, poi, fa sosta di fronte ai litorali di ponente e levante, dove avviene la benedizione del mare e il lancio di una corona in memoria dei caduti.

Immaginatevi ora la chiesa avvolta dal freddo dell’inverno, alla fine della Messa di Mezzanotte di Natale. Usciamo dalla chiesa accompagnati dai canti del nostro coro. Il canale risplende delle luci del presepe ospitato a bordo delle imbarcazioni storiche. È realizzato con gli stessi materiali con cui sono costruite le barche e decorate le vele: legno, cera, reti e tela. Accanto alla Sacra Famiglia troviamo i personaggi tipici di un borgo di pescatori, affaccendati nei diversi mestieri. Alla vista manca solo il Bambin Gesù ricoperto da un velo che viene sollevato dal parroco e dal sindaco. Alla fine della cerimonia, c’è tempo per un brindisi e lo scambio degli auguri.

Passano solo due settimane e a Cesenatico è il tempo dei Pasquaroli. Il nome di questi cantori in abiti tradizionali non ci deve trarre in inganno: arrivano nel giorno dell’Epifania dai borghi dell’entroterra, dove sono andati di casa in casa a cantare la Pasquella in cambio di cibo e vino. Ce n’è un gruppo anche nella nostra parrocchia.
E’ una tradizione di fine festività e augurio per l’anno nuovo, la cui prima importante festa è la Pasqua.

Tante sono le vicende sia familiari che collettive cui questa chiesa ha assistito nel corso del tempo, scandite dal suono delle sue campane, distrutte verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi fecero saltare il campanile, come molti altri della zona, per non farsi avvistare mentre fuggivano. La comunità di Cesenatico lo ricostruì e le campane furono donate perché è proprio dal loro suono che ogni volta questa comunità riparte.

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Silvia D'Altri

Insegnante
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