Teatro Comunale

Cesenatico

Questo edificio è nato come teatro e lo è ancora oggi, ma c’è stato un tempo in cui teatro non lo era più. Requisito e trasformato in cinematografo dagli Alleati, negli anni subito dopo la guerra fu assegnato dal Comune a cinque o sei famiglie a cui i bombardamenti aerei avevano distrutto la casa. Gli […]

Cesenatico

Teatro Comunale

Questo edificio è nato come teatro e lo è ancora oggi, ma c’è stato un tempo in cui teatro non lo era più. Requisito e trasformato in cinematografo dagli Alleati, negli anni subito dopo la guerra fu assegnato dal Comune a cinque o sei famiglie a cui i bombardamenti aerei avevano distrutto la casa. Gli […]

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Questo edificio è nato come teatro e lo è ancora oggi, ma c’è stato un tempo in cui teatro non lo era più. Requisito e trasformato in cinematografo dagli Alleati, negli anni subito dopo la guerra fu assegnato dal Comune a cinque o sei famiglie a cui i bombardamenti aerei avevano distrutto la casa. Gli spazi erano stati trasformati “alla meglio” per l’emergenza. Poi, negli anni Cinquanta, le famiglie se ne sono andate e il teatro è stato utilizzato come magazzino, fino a rimanere per lungo tempo in stato di abbandono.
È così che io l’ho incontrato, o meglio attraversato durante le mie scorribande da bambino. Eravamo due bande contrapposte: quelli del Monte, a levante, e quelli della Valona, a ponente. Ricordo le sfide e i giochi, proprio come avveniva nel libro I ragazzi della via Pàl. Il teatro, dove si alternavano grandi spazi e piccoli camerini, era il luogo ideale per nasconderci circondati dai muri affumicati dai fuochi delle cucine di chi ci aveva abitato subito dopo la guerra. Un territorio a sé, affascinante e lontano dal quotidiano delle nostre vite, un luogo di avventure e di misteri. Mai avrei pensato che in questo stesso luogo un giorno si sarebbe svolto il mio lavoro!

Tutto ebbe inizio negli anni Settanta, quando l’amministrazione decise di ristrutturarlo, e io, che lavoravo in Comune, incominciai a seguire i lavori. Ricordo bene quegli inizi. Di questa ricostruzione ho seguito la gestazione, la nascita, la crescita. Mi mandarono al Teatro Bonci a Cesena a seguire un corso da tecnico teatrale rivolto proprio a chi operava nei teatri più piccoli della Romagna, come il nostro.
Erano passati più di cent’anni dalla sua costruzione, quando, il 14 novembre 1992, il Teatro Comunale di Cesenatico venne riaperto dopo il restauro. Ricordo l’emozione dell’inaugurazione, avevamo paura che qualcosa non funzionasse ma per fortuna andò tutto benissimo e tirammo un sospiro di sollievo! Poi iniziò la prima stagione teatrale con la rassegna “La donna del mare” dedicata alle grandi attrici del teatro italiano come Franca Rame, Adriana Asti, Ombretta Colli, Paola Borboni… Fu un trionfo, una grande festa. Devo ammettere che avevamo poca dimestichezza con questo genere di cose, basti dire che il progettista si infuriò quando, durante il primo allestimento, un attrezzista iniziò a fissare un qualcosa con dei chiodi al pavimento: rovinava il palcoscenico nuovo, come se non fosse stato fatto di legno anche per quello!

Negli anni Novanta capitava che alcune compagnie venissero a montare gli spettacoli qui. In dieci, quindici giorni vedevamo nascere una nuova messinscena, era un’esperienza bellissima: spesso le scene arrivavano già pronte e venivano adattate allo spazio, seguivo lo studio delle luci, le prove. In queste occasioni conoscevo meglio le maestranze e gli artisti, si andava a mangiare insieme e si creava un bellissimo clima di condivisione. Tutti eravamo pieni di adrenalina per il debutto!

Un po’ alla volta il teatro è diventato il mio mondo, fatto di giornate indimenticabili, ma soprattutto di incontri. Da qui sono passati attori come Raf Vallone, Alessandro e Vittorio Gassman, Alessandro Haber, Valeria Valeri, rinnovando una tradizione che vide nei primi anni del Novecento recitare su queste assi il grande Ermete Zacconi.
Tanti sono i ricordi come quello degli assistenti degli attori e delle attrici più famose che arrivavano prima per allestire i camerini e renderli un po’ più “casa”, disponendo davanti allo specchio fotografie e oggetti personali insieme alla borsa per il trucco e agli abiti di scena. Una sera, durante gli applausi, Paola Borboni ricevette in dono dal loggione una cascata di rose. Conservo ancora una poesia scanzonata che Paolo Poli recitava alla fine di un suo spettacolo. Poli era una persona speciale: il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via, sempre gentilissimo con tutti noi! Quando Dario Fo, che a Cesenatico era di casa, vinse il Premio Nobel per la Letteratura, allestimmo una mostra dedicata al suo lavoro di artista dentro gli spazi del teatro. Una sera, per festeggiare, organizzai una grigliata a casa mia: non è cosa di tutti i giorni avere come ospite un premio Nobel!

Anche oggi questo teatro propone una stagione molto ricca tra prosa, concerti, operetta e rassegne per bambini. A fianco dei grandi nomi del teatro italiano, calcano questo palcoscenico le compagnie filodrammatiche e di teatro dialettale di Cesenatico e della Romagna.
E ora, anche se in questo momento il teatro è vuoto, provate a chiudere gli occhi e immaginate di sentire il chiacchiericcio che arriva dai camerini, i fruscii delle corde sul palcoscenico, le voci del personale che si prepara ad accogliere il pubblico. Fra poco le porte si apriranno, gli spettatori entreranno, si accomoderanno sulle poltrone, nei palchetti, nel loggione, e… la magia avrà inizio!

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Questo edificio è nato come teatro e lo è ancora oggi, ma c’è stato un tempo in cui teatro non lo era più. Requisito e trasformato in cinematografo dagli Alleati, negli anni subito dopo la guerra fu assegnato dal Comune a cinque o sei famiglie a cui i bombardamenti aerei avevano distrutto la casa. Gli spazi erano stati trasformati “alla meglio” per l’emergenza. Poi, negli anni Cinquanta, le famiglie se ne sono andate e il teatro è stato utilizzato come magazzino, fino a rimanere per lungo tempo in stato di abbandono.
È così che io l’ho incontrato, o meglio attraversato durante le mie scorribande da bambino. Eravamo due bande contrapposte: quelli del Monte, a levante, e quelli della Valona, a ponente. Ricordo le sfide e i giochi, proprio come avveniva nel libro I ragazzi della via Pàl. Il teatro, dove si alternavano grandi spazi e piccoli camerini, era il luogo ideale per nasconderci circondati dai muri affumicati dai fuochi delle cucine di chi ci aveva abitato subito dopo la guerra. Un territorio a sé, affascinante e lontano dal quotidiano delle nostre vite, un luogo di avventure e di misteri. Mai avrei pensato che in questo stesso luogo un giorno si sarebbe svolto il mio lavoro!

Tutto ebbe inizio negli anni Settanta, quando l’amministrazione decise di ristrutturarlo, e io, che lavoravo in Comune, incominciai a seguire i lavori. Ricordo bene quegli inizi. Di questa ricostruzione ho seguito la gestazione, la nascita, la crescita. Mi mandarono al Teatro Bonci a Cesena a seguire un corso da tecnico teatrale rivolto proprio a chi operava nei teatri più piccoli della Romagna, come il nostro.
Erano passati più di cent’anni dalla sua costruzione, quando, il 14 novembre 1992, il Teatro Comunale di Cesenatico venne riaperto dopo il restauro. Ricordo l’emozione dell’inaugurazione, avevamo paura che qualcosa non funzionasse ma per fortuna andò tutto benissimo e tirammo un sospiro di sollievo! Poi iniziò la prima stagione teatrale con la rassegna “La donna del mare” dedicata alle grandi attrici del teatro italiano come Franca Rame, Adriana Asti, Ombretta Colli, Paola Borboni… Fu un trionfo, una grande festa. Devo ammettere che avevamo poca dimestichezza con questo genere di cose, basti dire che il progettista si infuriò quando, durante il primo allestimento, un attrezzista iniziò a fissare un qualcosa con dei chiodi al pavimento: rovinava il palcoscenico nuovo, come se non fosse stato fatto di legno anche per quello!

Negli anni Novanta capitava che alcune compagnie venissero a montare gli spettacoli qui. In dieci, quindici giorni vedevamo nascere una nuova messinscena, era un’esperienza bellissima: spesso le scene arrivavano già pronte e venivano adattate allo spazio, seguivo lo studio delle luci, le prove. In queste occasioni conoscevo meglio le maestranze e gli artisti, si andava a mangiare insieme e si creava un bellissimo clima di condivisione. Tutti eravamo pieni di adrenalina per il debutto!

Un po’ alla volta il teatro è diventato il mio mondo, fatto di giornate indimenticabili, ma soprattutto di incontri. Da qui sono passati attori come Raf Vallone, Alessandro e Vittorio Gassman, Alessandro Haber, Valeria Valeri, rinnovando una tradizione che vide nei primi anni del Novecento recitare su queste assi il grande Ermete Zacconi.
Tanti sono i ricordi come quello degli assistenti degli attori e delle attrici più famose che arrivavano prima per allestire i camerini e renderli un po’ più “casa”, disponendo davanti allo specchio fotografie e oggetti personali insieme alla borsa per il trucco e agli abiti di scena. Una sera, durante gli applausi, Paola Borboni ricevette in dono dal loggione una cascata di rose. Conservo ancora una poesia scanzonata che Paolo Poli recitava alla fine di un suo spettacolo. Poli era una persona speciale: il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via, sempre gentilissimo con tutti noi! Quando Dario Fo, che a Cesenatico era di casa, vinse il Premio Nobel per la Letteratura, allestimmo una mostra dedicata al suo lavoro di artista dentro gli spazi del teatro. Una sera, per festeggiare, organizzai una grigliata a casa mia: non è cosa di tutti i giorni avere come ospite un premio Nobel!

Anche oggi questo teatro propone una stagione molto ricca tra prosa, concerti, operetta e rassegne per bambini. A fianco dei grandi nomi del teatro italiano, calcano questo palcoscenico le compagnie filodrammatiche e di teatro dialettale di Cesenatico e della Romagna.
E ora, anche se in questo momento il teatro è vuoto, provate a chiudere gli occhi e immaginate di sentire il chiacchiericcio che arriva dai camerini, i fruscii delle corde sul palcoscenico, le voci del personale che si prepara ad accogliere il pubblico. Fra poco le porte si apriranno, gli spettatori entreranno, si accomoderanno sulle poltrone, nei palchetti, nel loggione, e… la magia avrà inizio!

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Questo edificio è nato come teatro e lo è ancora oggi, ma c’è stato un tempo in cui teatro non lo era più. Requisito e trasformato in cinematografo dagli Alleati, negli anni subito dopo la guerra fu assegnato dal Comune a cinque o sei famiglie a cui i bombardamenti aerei avevano distrutto la casa. Gli spazi erano stati trasformati “alla meglio” per l’emergenza. Poi, negli anni Cinquanta, le famiglie se ne sono andate e il teatro è stato utilizzato come magazzino, fino a rimanere per lungo tempo in stato di abbandono.
È così che io l’ho incontrato, o meglio attraversato durante le mie scorribande da bambino. Eravamo due bande contrapposte: quelli del Monte, a levante, e quelli della Valona, a ponente. Ricordo le sfide e i giochi, proprio come avveniva nel libro I ragazzi della via Pàl. Il teatro, dove si alternavano grandi spazi e piccoli camerini, era il luogo ideale per nasconderci circondati dai muri affumicati dai fuochi delle cucine di chi ci aveva abitato subito dopo la guerra. Un territorio a sé, affascinante e lontano dal quotidiano delle nostre vite, un luogo di avventure e di misteri. Mai avrei pensato che in questo stesso luogo un giorno si sarebbe svolto il mio lavoro!

Tutto ebbe inizio negli anni Settanta, quando l’amministrazione decise di ristrutturarlo, e io, che lavoravo in Comune, incominciai a seguire i lavori. Ricordo bene quegli inizi. Di questa ricostruzione ho seguito la gestazione, la nascita, la crescita. Mi mandarono al Teatro Bonci a Cesena a seguire un corso da tecnico teatrale rivolto proprio a chi operava nei teatri più piccoli della Romagna, come il nostro.
Erano passati più di cent’anni dalla sua costruzione, quando, il 14 novembre 1992, il Teatro Comunale di Cesenatico venne riaperto dopo il restauro. Ricordo l’emozione dell’inaugurazione, avevamo paura che qualcosa non funzionasse ma per fortuna andò tutto benissimo e tirammo un sospiro di sollievo! Poi iniziò la prima stagione teatrale con la rassegna “La donna del mare” dedicata alle grandi attrici del teatro italiano come Franca Rame, Adriana Asti, Ombretta Colli, Paola Borboni… Fu un trionfo, una grande festa. Devo ammettere che avevamo poca dimestichezza con questo genere di cose, basti dire che il progettista si infuriò quando, durante il primo allestimento, un attrezzista iniziò a fissare un qualcosa con dei chiodi al pavimento: rovinava il palcoscenico nuovo, come se non fosse stato fatto di legno anche per quello!

Negli anni Novanta capitava che alcune compagnie venissero a montare gli spettacoli qui. In dieci, quindici giorni vedevamo nascere una nuova messinscena, era un’esperienza bellissima: spesso le scene arrivavano già pronte e venivano adattate allo spazio, seguivo lo studio delle luci, le prove. In queste occasioni conoscevo meglio le maestranze e gli artisti, si andava a mangiare insieme e si creava un bellissimo clima di condivisione. Tutti eravamo pieni di adrenalina per il debutto!

Un po’ alla volta il teatro è diventato il mio mondo, fatto di giornate indimenticabili, ma soprattutto di incontri. Da qui sono passati attori come Raf Vallone, Alessandro e Vittorio Gassman, Alessandro Haber, Valeria Valeri, rinnovando una tradizione che vide nei primi anni del Novecento recitare su queste assi il grande Ermete Zacconi.
Tanti sono i ricordi come quello degli assistenti degli attori e delle attrici più famose che arrivavano prima per allestire i camerini e renderli un po’ più “casa”, disponendo davanti allo specchio fotografie e oggetti personali insieme alla borsa per il trucco e agli abiti di scena. Una sera, durante gli applausi, Paola Borboni ricevette in dono dal loggione una cascata di rose. Conservo ancora una poesia scanzonata che Paolo Poli recitava alla fine di un suo spettacolo. Poli era una persona speciale: il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via, sempre gentilissimo con tutti noi! Quando Dario Fo, che a Cesenatico era di casa, vinse il Premio Nobel per la Letteratura, allestimmo una mostra dedicata al suo lavoro di artista dentro gli spazi del teatro. Una sera, per festeggiare, organizzai una grigliata a casa mia: non è cosa di tutti i giorni avere come ospite un premio Nobel!

Anche oggi questo teatro propone una stagione molto ricca tra prosa, concerti, operetta e rassegne per bambini. A fianco dei grandi nomi del teatro italiano, calcano questo palcoscenico le compagnie filodrammatiche e di teatro dialettale di Cesenatico e della Romagna.
E ora, anche se in questo momento il teatro è vuoto, provate a chiudere gli occhi e immaginate di sentire il chiacchiericcio che arriva dai camerini, i fruscii delle corde sul palcoscenico, le voci del personale che si prepara ad accogliere il pubblico. Fra poco le porte si apriranno, gli spettatori entreranno, si accomoderanno sulle poltrone, nei palchetti, nel loggione, e… la magia avrà inizio!

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Aldo Sami

Custode e tecnico teatrale
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