Angolo Via Saffi – Via Giordano Bruno

Cesenatico

Da questo angolo di Cesenatico il mio sguardo abbraccia un pezzo di storia della città, e anche un po’ della mia. Quando guardo il municipio, dall’altra parte del porto canale, penso che è stato mio padre a trasmettermi l’amore per questa città. È un edificio bianco, essenziale, progettato da Giò Ponti nel 1960. Per me, […]

Cesenatico

Angolo Via Saffi – Via Giordano Bruno

Da questo angolo di Cesenatico il mio sguardo abbraccia un pezzo di storia della città, e anche un po’ della mia. Quando guardo il municipio, dall’altra parte del porto canale, penso che è stato mio padre a trasmettermi l’amore per questa città. È un edificio bianco, essenziale, progettato da Giò Ponti nel 1960. Per me, […]

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Angolo Via Saffi – Via Giordano Bruno

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Da questo angolo di Cesenatico il mio sguardo abbraccia un pezzo di storia della città, e anche un po’ della mia.
Quando guardo il municipio, dall’altra parte del porto canale, penso che è stato mio padre a trasmettermi l’amore per questa città. È un edificio bianco, essenziale, progettato da Giò Ponti nel 1960.
Per me, da bambina, era il luogo dell’attesa, quando il babbo, dopo essermi venuto a prendere a scuola, mi diceva: “Aspettami qui, che devo salire un attimo in ufficio”. E quel tempo si dilatava, io seduta nel cortiletto interno, stanca di aspettare ma orgogliosa del lavoro di mio babbo per la comunità di Cesenatico.
Da ragazzina, invece, le sue lunghe assenze mi pesavano molto, il tempo sottratto alla famiglia per gli impegni in Comune, i fine settimana e le feste senza di lui…
Solo quando sono cresciuta ho compreso la sua passione politica e ho incominciato a condividerla.

Al di qua del canale, altri ricordi e altre storie.
L’edificio verde chiaro davanti a voi, oggi sede dell’Anagrafe, è stato la prima scuola media di Cesenatico. Si affaccia su piazza Pisacane, che tutti, qui a Cesenatico, chiamano piazza Garibaldi. Io, invece, la chiamo piazza Arfelli.
A voi questo nome non dirà molto, come del resto a me fino al 2021, quando abbiamo celebrato il centenario della nascita di questo scrittore, che con i suoi racconti mi ha aiutata a riscoprire la mia città.
Dante Arfelli ha vissuto per alcuni anni in un appartamento situato lungo uno dei porticati che si affacciano su questa piazza, e proprio qui, nel 1949, ha scritto il suo romanzo di successo, “I superflui”. Pensate che negli Stati Uniti vendette 800.000 copie con l’editore di Hemingway!
Arfelli era nato a Bertinoro da una famiglia contadina, e a 14 anni si era trasferito a Cesenatico, il paese dell’amico Marino Moretti e delle gare di nuoto nelle acque del canale, in cui lo scrittore visse gli anni più spensierati e proficui della sua esistenza, e di cui soffrì enormemente la mancanza durante la breve esperienza da militare in Montenegro.

Nel dopoguerra, quando tornò a casa, Arfelli trovò una città devastata dal conflitto. Si accorse che a Cesenatico mancava una scuola media: la fondò e la diresse per tre anni, come preside e come insegnante.
Tra gli alunni entusiasti di avere una scuola facilmente raggiungibile nel proprio comune c’era mio nonno Piero; arrivava da Bagnarola, una frazione rurale dell’entroterra, con un amico, insieme sulla stessa bicicletta. Proprio da lui, che da giovane era stato uno tra i pochi della sua generazione a terminare la terza media, mio babbo ha ereditato un forte sentimento civico.

E poi, ancora altri intrecci: la scuola media fondata da Dante Arfelli è quella in cui ha insegnato mia madre. Da lei ho ereditato fin da bambina la passione per questo lavoro, e ora a mia volta insegno nella stessa scuola, anche se oggi dello scrittore mantiene solo il nome, mentre la sede ha trovato da tempo una nuova e più ampia collocazione.

C’è una circolarità in queste storie, come se i luoghi che ora anche voi abbracciate con lo sguardo fossero inscindibili dalla mia vita e da quella della mia famiglia. Luoghi dell’attesa; luoghi dell’impegno civile; luoghi di transito, di affezione, di studio, di scrittura; luoghi di formazione dei nuovi cittadini di Cesenatico.
Dante Arfelli se n’è andato da tanti anni, ma i suoi racconti ancora aleggiano nell’aria della città. Il suo ricordo è come una farfalla rara, leggera, inafferrabile, ai più sconosciuta. Una farfalla tra le vie di Cesenatico.

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Da questo angolo di Cesenatico il mio sguardo abbraccia un pezzo di storia della città, e anche un po’ della mia.
Quando guardo il municipio, dall’altra parte del porto canale, penso che è stato mio padre a trasmettermi l’amore per questa città. È un edificio bianco, essenziale, progettato da Giò Ponti nel 1960.
Per me, da bambina, era il luogo dell’attesa, quando il babbo, dopo essermi venuto a prendere a scuola, mi diceva: “Aspettami qui, che devo salire un attimo in ufficio”. E quel tempo si dilatava, io seduta nel cortiletto interno, stanca di aspettare ma orgogliosa del lavoro di mio babbo per la comunità di Cesenatico.
Da ragazzina, invece, le sue lunghe assenze mi pesavano molto, il tempo sottratto alla famiglia per gli impegni in Comune, i fine settimana e le feste senza di lui…
Solo quando sono cresciuta ho compreso la sua passione politica e ho incominciato a condividerla.

Al di qua del canale, altri ricordi e altre storie.
L’edificio verde chiaro davanti a voi, oggi sede dell’Anagrafe, è stato la prima scuola media di Cesenatico. Si affaccia su piazza Pisacane, che tutti, qui a Cesenatico, chiamano piazza Garibaldi. Io, invece, la chiamo piazza Arfelli.
A voi questo nome non dirà molto, come del resto a me fino al 2021, quando abbiamo celebrato il centenario della nascita di questo scrittore, che con i suoi racconti mi ha aiutata a riscoprire la mia città.
Dante Arfelli ha vissuto per alcuni anni in un appartamento situato lungo uno dei porticati che si affacciano su questa piazza, e proprio qui, nel 1949, ha scritto il suo romanzo di successo, “I superflui”. Pensate che negli Stati Uniti vendette 800.000 copie con l’editore di Hemingway!
Arfelli era nato a Bertinoro da una famiglia contadina, e a 14 anni si era trasferito a Cesenatico, il paese dell’amico Marino Moretti e delle gare di nuoto nelle acque del canale, in cui lo scrittore visse gli anni più spensierati e proficui della sua esistenza, e di cui soffrì enormemente la mancanza durante la breve esperienza da militare in Montenegro.

Nel dopoguerra, quando tornò a casa, Arfelli trovò una città devastata dal conflitto. Si accorse che a Cesenatico mancava una scuola media: la fondò e la diresse per tre anni, come preside e come insegnante.
Tra gli alunni entusiasti di avere una scuola facilmente raggiungibile nel proprio comune c’era mio nonno Piero; arrivava da Bagnarola, una frazione rurale dell’entroterra, con un amico, insieme sulla stessa bicicletta. Proprio da lui, che da giovane era stato uno tra i pochi della sua generazione a terminare la terza media, mio babbo ha ereditato un forte sentimento civico.

E poi, ancora altri intrecci: la scuola media fondata da Dante Arfelli è quella in cui ha insegnato mia madre. Da lei ho ereditato fin da bambina la passione per questo lavoro, e ora a mia volta insegno nella stessa scuola, anche se oggi dello scrittore mantiene solo il nome, mentre la sede ha trovato da tempo una nuova e più ampia collocazione.

C’è una circolarità in queste storie, come se i luoghi che ora anche voi abbracciate con lo sguardo fossero inscindibili dalla mia vita e da quella della mia famiglia. Luoghi dell’attesa; luoghi dell’impegno civile; luoghi di transito, di affezione, di studio, di scrittura; luoghi di formazione dei nuovi cittadini di Cesenatico.
Dante Arfelli se n’è andato da tanti anni, ma i suoi racconti ancora aleggiano nell’aria della città. Il suo ricordo è come una farfalla rara, leggera, inafferrabile, ai più sconosciuta. Una farfalla tra le vie di Cesenatico.

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Da questo angolo di Cesenatico il mio sguardo abbraccia un pezzo di storia della città, e anche un po’ della mia.
Quando guardo il municipio, dall’altra parte del porto canale, penso che è stato mio padre a trasmettermi l’amore per questa città. È un edificio bianco, essenziale, progettato da Giò Ponti nel 1960.
Per me, da bambina, era il luogo dell’attesa, quando il babbo, dopo essermi venuto a prendere a scuola, mi diceva: “Aspettami qui, che devo salire un attimo in ufficio”. E quel tempo si dilatava, io seduta nel cortiletto interno, stanca di aspettare ma orgogliosa del lavoro di mio babbo per la comunità di Cesenatico.
Da ragazzina, invece, le sue lunghe assenze mi pesavano molto, il tempo sottratto alla famiglia per gli impegni in Comune, i fine settimana e le feste senza di lui…
Solo quando sono cresciuta ho compreso la sua passione politica e ho incominciato a condividerla.

Al di qua del canale, altri ricordi e altre storie.
L’edificio verde chiaro davanti a voi, oggi sede dell’Anagrafe, è stato la prima scuola media di Cesenatico. Si affaccia su piazza Pisacane, che tutti, qui a Cesenatico, chiamano piazza Garibaldi. Io, invece, la chiamo piazza Arfelli.
A voi questo nome non dirà molto, come del resto a me fino al 2021, quando abbiamo celebrato il centenario della nascita di questo scrittore, che con i suoi racconti mi ha aiutata a riscoprire la mia città.
Dante Arfelli ha vissuto per alcuni anni in un appartamento situato lungo uno dei porticati che si affacciano su questa piazza, e proprio qui, nel 1949, ha scritto il suo romanzo di successo, “I superflui”. Pensate che negli Stati Uniti vendette 800.000 copie con l’editore di Hemingway!
Arfelli era nato a Bertinoro da una famiglia contadina, e a 14 anni si era trasferito a Cesenatico, il paese dell’amico Marino Moretti e delle gare di nuoto nelle acque del canale, in cui lo scrittore visse gli anni più spensierati e proficui della sua esistenza, e di cui soffrì enormemente la mancanza durante la breve esperienza da militare in Montenegro.

Nel dopoguerra, quando tornò a casa, Arfelli trovò una città devastata dal conflitto. Si accorse che a Cesenatico mancava una scuola media: la fondò e la diresse per tre anni, come preside e come insegnante.
Tra gli alunni entusiasti di avere una scuola facilmente raggiungibile nel proprio comune c’era mio nonno Piero; arrivava da Bagnarola, una frazione rurale dell’entroterra, con un amico, insieme sulla stessa bicicletta. Proprio da lui, che da giovane era stato uno tra i pochi della sua generazione a terminare la terza media, mio babbo ha ereditato un forte sentimento civico.

E poi, ancora altri intrecci: la scuola media fondata da Dante Arfelli è quella in cui ha insegnato mia madre. Da lei ho ereditato fin da bambina la passione per questo lavoro, e ora a mia volta insegno nella stessa scuola, anche se oggi dello scrittore mantiene solo il nome, mentre la sede ha trovato da tempo una nuova e più ampia collocazione.

C’è una circolarità in queste storie, come se i luoghi che ora anche voi abbracciate con lo sguardo fossero inscindibili dalla mia vita e da quella della mia famiglia. Luoghi dell’attesa; luoghi dell’impegno civile; luoghi di transito, di affezione, di studio, di scrittura; luoghi di formazione dei nuovi cittadini di Cesenatico.
Dante Arfelli se n’è andato da tanti anni, ma i suoi racconti ancora aleggiano nell’aria della città. Il suo ricordo è come una farfalla rara, leggera, inafferrabile, ai più sconosciuta. Una farfalla tra le vie di Cesenatico.

Narrato da

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Beatrice Zoffoli

Insegnante Scuola Secondaria di Primo Grado
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